Derrick Storm non deve morire!, tra Stephen King e Richard Castle

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PureMe
view post Posted on 6/7/2011, 13:56




Pauraaaaaa!! Aggiorna presto!
 
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evidence
view post Posted on 6/7/2011, 14:49




Kaaaath, aggiorna prestoooo, non ci puoi lasciare così... Kate deve trovarlo, perché quella è pazza.
CITAZIONE
-Che stai facendo?
-Sto andando in bagno.
-Non potevi aspettarmi?
-Mi scappa!
-Ti scappa.
-Come se fossi sul Trastevere.

:XD: Bella la citazione. Solo che Trastevere è una zona di Roma e Nathan era sul Lungotevere. Ma è solo per essere precisi XD
 
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Katherine*27.O3
view post Posted on 6/7/2011, 14:52




Correggo. Scusate xD
 
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Irene!
view post Posted on 6/7/2011, 17:25




*paura* cara questo capitolo era terrificante e io di libri horror ne ho letti a iosa ma la suspance che hai messo è degna di Staphen King BRAVA!!! :D
 
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Katherine*27.O3
view post Posted on 8/7/2011, 16:20




Posto alla velocità della luce!

Capitolo 6: Vie di Fuga

Notte in bianco numero due per Kate Beckett.
Non aveva nemmeno provato a tornare a casa, nonostante il capitano Montgomery avesse di convincerla in tutti i modi.
Ryan ed Esposito avevano deciso di rimanere a farle compagnia e, verso mezzanotte e mezza, era arrivata anche Lanie, con delle prelibatezze di cucina cinese.
Anche se erano i suoi piatti preferiti, Kate non aveva toccato cibo.
Aveva richiamato personalmente tutti gli ospedali della contea e, probabilmente, sarebbe anche uscita a parlare con coloro che risiedevano nella zona dove era stata rinvenuta la Ferrari, se non ci fossero stati i suoi amici a fermarla.
Lanie era tornata a casa alle quattro meno un quarto, raccomandando, vanamente, a Kate di mangiare e di stare tranquilla.
Esposito e Ryan si erano addormentati, l'uno sdraiato sul divano in sala relax, l'altro seduto sulla poltroncina davanti al suo computer.
Ma Kate non riusciva a lasciarsi cullare da Morfeo come gli altri.
L'unica persona da cui voleva essere cullata in quel momento era svanita nel nulla.
Rimanendo sveglia a quell'ora, così poco lucida, non avrebbe ottenuto niente.
Ma non voleva dormire.
Continuava a fissare il display del suo cellulare, ripetendo ossessivamente nella testa:

Rick. Rick, chiama. Rick, perché non chiami? Ti prego, ti prego, Rick. Chiama.

Kate ha visto il sole sorgere su New York stamattina.
Ma dentro di lei è ancora notte.
Una notte caotica e scura come un black-out improvviso.
Ryan ed Esposito si sono svegliati quasi contemporaneamente.
Esposito ha ricominciato ad effettuare ricerche su Jeff Carson quasi a vanvera, giusto per dare una parvenza di normalità agli occhi di Kate.
Ryan si è diretto verso la macchina Espresso (cacchio, quanto ricorda Castle!) per preparare un caffé per Kate.
La detective l'ha ringraziato con un sorriso tirato.
Dopo qualche minuto è arrivata Lanie, con due cornetti alla Nutella chiusi in un sacchetto di carta marrone.
Kate ha bevuto il caffé, ma non ha mangiato, sebbene Lanie le avesse dato l'esempio.
Verso le sette, Lanie è andata in obitorio per mettersi al lavoro.
Kate è assente, continua a fissare il suo cellulare che le restituisce lo sguardo, muto.

-Beckett?

Montgomery si affaccia nell'ufficio.

-Signore.
-Ti prego, vai a casa.
-No, sono più utile qui.
-Certamente non con quello sguardo mezzo addormentato.
-La caffeina mi aiuterà a star meglio.
-Ne dubito. Vai a casa.
-Ma...
-E' un ordine. Non ammetto repliche.

Kate, le palpebre sollevate a metà, gli occhi gonfi, il volto pallido, annuisce.

-Va bene. Grazie.

* * *

Rick apre gli occhi.
Ha dormito.
Sicuramente per molto tempo, ma non sa con esattezza per quanto.
Deve fare un enorme sforzo per abituare gli occhi alla potente luce della stanza in cui si trova.
Sulle prime non la riconosce.
Poi ricorda.
L'incidente.
Rosalie.
Storm.
Jeff.
Françoise.
L'ascia.
No, dev'essersi sbagliato.
Dev'essere in qualche girone infernale dedicato agli scrittori che, pur lavorando con le parole, non riescono a dirle ad alta voce.
Non può essere ancora vivo.
Non dopo essere stato colpito da quell'ascia che sembrava appena uscita da Misery.
Continua a guardarsi intorno.
Sente uno strano formicolio al braccio sinistro.
Come se gli stessero pizzicando il polso con delle piccole pinze.
Ha sensibilità.
E questo lo porta a credere che non sia morto.
Lascia che gli occhi gli scivolino sul polso.
Si preme la mano destra sulla bocca, in un vano tentativo di soffocare un urlo pronto ad esplodere.
La sua mano sinistra.
La sua mano sinistra.
Dov'è?
Cos'è quella benda che un tempo doveva essere stata bianca ma che adesso è vermiglia?
Perché gli avvolge il polso?
E dove diamine è andata a finire la sua mano sinistra?
Le lacrime gli allagano gli occhi.
Quel mostro avrebbe potuto tagliargli anche tutte e due le gambe, se avesse voluto.
Ma le mani no.
Le mani no.

-Ben svegliato.

Françoise sta entrando nella stanza bianca.
Senza più la pashmina a filtrare le sue emozioni, l'espressione del volto di quella ragazza gli mette i brividi.
Ricordava Françoise come una ragazza un po' stravagante, ma posata e semplice.
Con i capelli scuri raccolti in due corte trecce ai lati della testa.
Poteva essere definita graziosa.
Niente a che vedere con quella donna dai capelli lisci e lunghi ben oltre le spalle, gli occhi lampeggianti di follia e un sorriso omicida sulle sue labbra rosse.
In un'altra occasione, l'avrebbe definita bella.
Ma adesso, l'unico aggettivo che riusce ad attribuirle è agghiacciante.

-Hai imparato la lezione, spero.
-Che...
-Ti ho tagliato una mano perché il suo lavoro non mi ha resa contenta. Ma quella mano, in fondo, non è essenziale. Perché tu sei destrorso. Giusto?
-Sì.
-Bene. Se mi deludi di nuovo, non puoi immaginare quale sorte potrà toccare alla tua mano destra.

Appunti per me: non far morire Nikki Heat. Nemmeno se mi pagassero il doppio.

Françoise lascia cadere sulle ginocchia di Rick qualcosa.
Una risma di fogli e una penna.
Lo scrittore solleva gli occhi con aria interrogativa verso Françoise.

-Diamo un finale accettabile a questa storia. Perché Derrick Storm non deve morire. Ok?
-Ok.
-Ripeti con me: Derrick Storm non deve morire.
-Derrick Storm...
-Più forte!
-Derrick Storm non deve...
-Più forte! Derrick Storm! Non deve! Morire!

* * *

Tornare a casa.
Eggià.
E per fare cosa?
Dormire?
Non se ne parla nemmeno!
Kate lascia scivolare un dito sui dorsetti dei libri della sua biblioteca personale.
Alcuni si sono salvati dall'esplosione dell'anno prima.
Ne afferra uno a caso.
Storm Fall - Richard Castle
La loro prima indagine.
Sorride a ricordare quanto dovesse sembrare ridicola a mascherare la sua adorazione per quell'uomo insolente e orrendamente affascinante con la sua maschera da dura.
Beckett, non Kate.
Va a sdraiarsi sul suo letto e scorre veloce le pagine fra le dita fino all'ultima.

Lei rimase immobile e incredula mentre la luce negli occhi del suo amato si spegneva. Lui allungò il braccio per accarezzarla e lei gli strinse la mano, per l'ultima volta. Sentì un dolore al petto e, in quel preciso momento, capì che lui era morto. In seguito calò il buio sull'intera città, e anche sul suo viso. "Bene", pensò, mentre il vento raccolse i suoi capelli, "nessuno vedrà le mie lacrime."

Nessuno vedrà le sue lacrime.
Nessuno vedrà le mie lacrime.
Nessuno vedrà...
Nessuno...


Il cellulare vibra sul suo comodino.
Deve essersi addormentata.
Si sporge a guardare il display che, finalmente, si illumina.

Unknown is calling.

Allunga un braccio per afferrare il telefonino, che trema fra le sue dita.
Preme il pulsante verde e porta il cellulare all'orecchio .

-Beckett.

* * *

La sfera della penna è sospesa a tre centimentri sopra il foglio.
Riuscirà il nostro amico a far incontrare la sfera della penna e il foglio?
No.
Sicuramente no.
Come caspita...
Derrick Storm è morto.
Non può farlo tornare in vita.
E non può nemmeno farlo tornare indietro nel tempo per impedirgli di morire.
Derrick Storm è morto.
Defunto.
Sepolto.
Decomposto.
Incenerito.
Dissolto.
E poi, come pretende quella donna che lui riesca a scrivere sapendo di aver appena perso la mano sinistra perché a lei il suo ultimo libro non era andato a genio?
Potrebbe perdere anche la mano destra se non sta attento a quello che scrive.

Se mi deludi di nuovo, non puoi immaginare quale sorte potrà toccare alla tua mano destra.

Peggio dell'essere tagliata via?
Oddio.
La situazione è davvero tragica.
Ma non riesce a scrivere in quelle condizioni, braccato su tutti i fronti, con il polso dolorante, la costante paura di perdere anche l'altra mano.
O la vita.
Il che sarebbe notevolmente peggio.
E poi, la porta d'ingresso sbatte.
Françoise è uscita.
Rick rimane a letto.
Aspetta per qualche minuto, in silenzio, per essere sicuro che lei sia andata via.
Sì, è proprio andata via.
Con la mano destra lascia scivolare la risma e la penna di lato e si solleva con una certa facilità dal letto.
La schiena non gli fa più male.
O forse, non se ne accorge perché ora è concentrato sul dolore al polso che, terminato l'effetto degli antidolorifici, è distruttivo.
Dopo essersi allontanato di pochi passi, si volta a guardare il letto.
Il lenzuolo è intriso di sangue.
Perde sangue dal moncherino.
Molto sangue.
Probabilmente lascerà una traccia sul pavimento lungo tutto il percorso che effettuerà passeggiando per casa.
E affretterebbe la sua morte.
La testa gli esplode: non riesce a pensare più a niente senza prefigurarsi le prospettive più catastrofiche.
Che sono anche le più realistiche.
Cerca di schiarirsi la mente, per quanto possibile.
Tentare di uscire dalla porta di servizio sarebbe inutile perché è chiusa a chiave.
In cantina non ci metterà più piede finché non sarà strettamente necessario.
L'unica è la porta d'ingresso.
Poi passerà alle finestre.
Si dirige in salotto.
La stanza è buia a causa dei tendaggi scuri e pesanti, ma il sole non è ancora tramontato del tutto e riesce a scorgere i contorni dei mobili e degli oggetti.
E anche la porta.
Non riesce a credere di avercela quasi fatta.
Poggia la mano sulla maniglia e la abbassa.
Ma non sente nessuno scatto.
La abbassa un'altra volta, e poi un'altra ancora.
Niente, porca miseria.
E' chiusa a chiave.
Può anche considerarsi morto.
Rick torna sui suoi passi, affondando le dita dei piedi nelle gocce di sangue che ha lasciato sul pavimento della casa.
E poi, davanti ad i suoi occhi, si profila una nuova speranza di salvezza.
Un telefono fisso.
Si avventa sulla cornetta e la porta all'orecchio.
C'è linea.
C'è linea.
Il Signore sia ringraziato!
Infila la cornetta tra l'orecchio e la spalla e compone alla velocità della luce un numero di telefono.
Lo ricorda a memoria perché è quello di una persona importante.
Quello della donna che ama.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
E lo scatto della risposta.

-Beckett.
 
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Irene!
view post Posted on 8/7/2011, 16:31




o mio dio decisamente agghiacciante mooolto bello comuque brava! Finalmente Rick ha una possibilità di scampo anche se questa gli e costata una mano o dio non ci posso nemeno pensare...senza mano brrrr
 
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1rebeccam
view post Posted on 8/7/2011, 17:01




Già recensita! Ma ripeto...sono in apnea.
Sei davvero sadica, più di me!
e ancora Bellissima!
 
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evidence
view post Posted on 8/7/2011, 18:14




Kaaaath, ma che hai fatto??? M'hai mutilato Rick??? Noooo... non ci posso credere... non me l'aspettavo proprio...
Sei una degnissima scrittrice di macabro, quindi attenta a te, che se ti trova Françoise...
 
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Katherine*27.O3
view post Posted on 8/7/2011, 18:15




CITAZIONE
Sei una degnissima scrittrice di macabro, quindi attenta a te, che se ti trova Françoise...

Evidence! I'm flattered *-*
Beh, chiamarsi Francesca Rosa è una vera fortuna allora. Almeno io e Françoise Rosalie avremo qualcosa di cui parlare oltre che di scrittura horror u.u
 
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evidence
view post Posted on 8/7/2011, 18:20




CITAZIONE (Katherine*27.O3 @ 8/7/2011, 19:15) 
CITAZIONE
Sei una degnissima scrittrice di macabro, quindi attenta a te, che se ti trova Françoise...

Evidence! I'm flattered *-*
Beh, chiamarsi Francesca Rosa è una vera fortuna allora. Almeno io e Françoise Rosalie avremo qualcosa di cui parlare oltre che di scrittura horror u.u

Buahahahah :XD:
 
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lady nikki
view post Posted on 8/7/2011, 20:37




oddio...mi sto immaginando castle senza una mano e la scena non mi piace x niente!!non mi aspettavo proprio un colpo di scena così macabro...sei davvero un'ottima scrittrice!!!
 
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Mikicat
view post Posted on 9/7/2011, 09:42




Noooo... non ci posso credere... Rick senza una manoo....
bravissima...non vedo l'ora di leggere il seguito :)
 
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ValeFoxi
view post Posted on 11/7/2011, 16:00




cavoli!!!

povero Rick!!!

senza una mano!
spero che Kate arrivi presto!!!
anche se non ho alcun dubbio che si fionderà! ma spero che la tizia arrivi con molta calma e Becks salvi Rick!

continuaaaaaaaaaaa
 
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KateMoore
view post Posted on 11/7/2011, 16:03




Oddio ma povero Castle!!!
Beckett corri da lui!!!
 
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Katherine*27.O3
view post Posted on 14/7/2011, 09:13




Capitolo 7: Io credo in te

La detective rimane ad ascoltare il silenzio all'altro capo del telefono per qualche istante.
Non può sentire il tumulto che si agita nel cuore del suo interlocutore muto.
Sentire quella voce pronunciare quel cognome ha reso lo scrittore euforico, forte e sicuro di sé.
Il cuore gli batte ad una velocità sconsiderata e non sente più il dolore alla mano, non si accorge del sangue che gli cola come una cascata sul piede sinistro.

-Pronto?

Beckett inizia a pensare che si tratti di uno scherzo.
Solo uno stupido scherzo.
Ma una voce le risponde.
E' flebile, quasi impercettibile, ma la riconosce.
La riconoscerebbe tra mille.

-Kate. Sono io.

Non sa cosa rispondere.
Vorrebbe una mascherina d'ossigeno in cui affondare il naso per riprendere a respirare normalmente.
Ma sa che la cosa migliore da fare al momento è parlare.

-Rick... come stai?
-Non è importante. Kate, devi trovarmi.
-Dove sei?
-Non ne ho idea.
-Non posso trovarti se non so dove cercarti.
-Sono in una casa. La padrona si chiama Françoise... Lethielle. E' di Montréal, ma vive a New York da anni.
-Françoise Lethielle?
-Era la fidanzata di Jeff Carson.
-Jeff Carson... è...
-Sì, lo so. Il suo cadavere è in cantina. Ti prego, Kate, trovami.
-Rimani in linea, il tempo di arrivare al distretto e localizzare la chiamata.
-Non c'è tempo. Lei sta per tornare. E' un mostro.
-Rick, cosa...
-Kate... sai che credo in te.
-Rick, aspetta...

Uno scatto.
E il suono intermittente che annuncia che la voce di Rick è tornata nel buio da cui era arrivata.
Kate, che si era già infilata le scarpe, corre fuori dal suo appartamento, dimenticando la giacca, la borsa, forse anche la sua testa.
Corre a perdifiato verso il distretto, stringendo il cellulare tra le dita.
Corre, contro la gente, contro il vento, contro il tempo, contro l'ingiustizia, contro il male.
Non riesce a distinguere le emozioni ingarbugliate nella matassa in cui si è trasformato il suo cuore.
Riesce solo a correre, e spera che basti.

* * *

Rick lascia cadere la cornetta sulla base e vola verso il suo letto.
Ha sentito il motore dell'auto di Françoise avvicinarsi e gli pneumatici attraversare il praticello.
Nell'istante in cui si lascia cadere sul suo letto, il motore si spegne.
Si morde la lingua a sangue, più consumato dai rimorsi di prima.
Françoise scoprirà subito le tracce che ha lasciato in casa e lo ucciderà.
Lui è riuscito a chiamare Kate, ma cosa le ha detto?
Che la ama?
Certo che no!
Le ha detto che crede in lei.
Lui crede in lei.
Non è una bugia, è solo un eufemismo.
Lui si fida ciecamente di lei.
Lui la ama, dannazione!
E perché non gliel'ha detto?
Prima che possa sentire i suoi passi ticchettanti nel corridoio, Françoise appare sulla soglia della stanza.

-Hai trovato tempo per scrivere, oltre che per telefonare a qualcuno, caro il mio scrittore?

Un brivido percorre la schiena di Rick.
Ha un fagotto insanguinato tra le mani, ma non sembra contenere un'arma.
Anche se Rick non dubita che potrebbe ucciderlo a mani nude.
Cacchio, la sua fine è già arrivata.
Françoise gli è accanto, si sporge verso la risma di fogli immacolati, non fosse che per delle macchioline ancora liquide color ruggine, posata sul letto.

-Presumo di no. Chi hai chiamato di bello? Volevi sincerarti che il mondo là fuori scorresse anche senza di te.

Quella che voleva essere una battuta, accompagnata dal sorrisetto sarcastico di Françoise, suona agghiacciante alle orecchie di Rick.
Perché lo costringe a questa agonia e non lo uccide subito?
Ma certo.
Lo sta torturando.
Sa che soffre nell'attesa e non fa altro che prolungarla, sadica.
Françoise si inginocchia sul lenzuolo intriso di sangue, sotto gli occhi terrorizzati di Rick.
Raccoglie la penna e la fa roteare tra le dita, studiandola con la massima concentrazione.
A Rick torna in mente un logo animato che si era sempre immaginato per se stesso.
Il suo cognome, con una penna bianca che scivola su un'asta della A e sprizza gocce di sangue al posto dell'inchiostro.
In un episodio di CSI (New York o Las Vegas? forse era Miami...) un tipo veniva ucciso da una donna che gli conficcava una penna nel collo.
Può morire anche lui così.
Con la penna nel collo.
O in un occhio.
Scenografica, come cosa.
Ma Françoise pone, con la massima agilità, la penna sulla risma ordinata, con il cappuccio poggiato sulla carta.
Rimane ad osservarla, compiaciuta del suo lavoro, e Rick ha la conferma che sia pazza.
Poi solleva gli occhi verso il suo scrittore, senza far sparire quel sorriso dal volto.

-Ho deciso di non ucciderti finché non avrai terminato il tuo manoscritto. Considerati come quella penna. In bilico. Basta un soffio e... puff.

Françoise si piega un po' in direzione della penna e soffia delicatamente.
Quanto basta per far cadere la penna e farla rotolare sul foglio e poi sul lenzuolo, lasciando una scia color ruggine fino alla mano di Rick.
L'unica che gli è rimasta.
Poi si alza e srotola il fazzoletto rosso che ha tra le mani.
Dentro c'è la sua mano.
Che Françoise posa, per il polso, sul mobile di fronte al letto.
Lo stomaco di Rick sta per rivoltarsi, ma cerca di trattenersi.

-Ricordarti, Rick. La tua vita è in bilico. La tua fine dipende da me.

* * *

-Ryan!
-Beckett! Già di ritorno?
-Devi aiutarmi.
-Cos'è successo?
-Rick ha chiamato.
-Come sta?
-Ha detto che non ha importanza. Ma dobbiamo trovarlo.
-Abbiamo il numero?
-No. Era nascosto. Ma dovrebbe essere nel Bronx.
-Non possiamo...
-Adesso è ospite di una donna, Françoise Lethielle. La quale è l'assassina ed ex fidanzata di Jeff Carson. Il cui cadavere si trova nella cantina della casa dove Rick è ora.
-Cacchio, che casino! Quindi devo trovare questa casa?
-Sì. Grazie.

Esposito si è affacciato dietro la scrivania di Ryan e ha posato una mano su una spalla di Kate.
Per infonderle sicurezza, di cui lei ha un immenso bisogno.

-Grazie.
-Siamo una famiglia. Tra fratelli è normale.

Kate sorride, ma non può perdere di vista il suo obiettivo.
Non ora che è così vicina a raggiungerlo.

-Per favore, fatti avere un mandato di arresto per Françoise Lethielle. Dai una mano a Ryan, mentre aspetti.

Esposito annuisce e si dirige verso la sua scrivania.
Kate si fionda verso l'obitorio.
Non vuole tenere occupati i telefoni, ma deve parlare con Lanie.

-Lanie!
-Kate! Hai una faccia!
-Abbiamo trovato Rick!
-Sul serio?!
-Ehm... non proprio. Non sappiamo nemmeno dove sia.
-Vediamo se ho capito. L'avete trovato, ma non l'avete trovato.
-Mi ha chiamato. Mi ha detto che si trova in casa della ex assassina di Jeff Carson.
-Siete riusciti a individuare la casa?
-Ryan ci sta lavorando.

Le guance di Lanie tremano, mentre gli occhi le luccicano per le lacrime.
Getta le braccia al collo di Kate e le fa scivolare lungo la schiena, per stringerla a sé.
Kate aveva immensamente bisogno di quell'abbraccio.
Si stringe a Lanie, finché il cercapersone non comincia a vibrarle nella tasca dei pantaloni.
L'anatomopatologa scioglie l'abbraccio, mentre la detective dà uno sguardo al display.

-E' Ryan. Ha qualcosa.
-Tienimi aggiornata.
-Va bene.
-Hey, Kate!
-Dimmi.
-Io credo in te.
 
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