Ecco il quinto capitolo!
5.
"Conosco questo sguardo e la mia risposta ancora prima che me lo chiedi è un sonoro no!>>
"Ma perchè mamma!"
"Ascoltami Jo è no!"
"Conosci quel ragazzo?"
"...Sì, ma la mia risposta è no!"
"Ma se non ti ho fatto neanche una domanda!"
Rimasero in silenzio per qualche secondo. Johanna iniziò a bassa voce.
"Hai visto che uomo! Devo chiacchierarci assolutamente!"
"No!"
"Allora flirtarci! Oltre ad essere un bel ragazzo fa anche parte del distretto!"
Johanna la guardava con occhi da cerbiatto.
"Oh no Johanna! Non quello sguardo!"
"Perchè mamma!... Sei proprio una guastafeste!"
Con irritazione se ne andò via dal distretto, Kate si era rifugiata nella sala break, la detective aveva in mano un caffè che ad un tratto non volle più sorseggiare.
Vide Richard in tempo andarsene con la giacca poggiata sulla spalla, notò per un istante il suo sguardo arrabbiato. Lei lo voleva fermare ma evitò, anche lei stessa non si sentiva molto bene.
Non si accorse che Javier era entrato nelle sala preparandosi un caffè. Quando si voltò sobbalzò.
"Ti senti bene Beckett?"
"...Sì..."
"Se lo dici tu..." Ma lui non le degnava lo sguardo, continuando a preparare la tazza.
"Conosco quello sguardo... è tutto così... frustrante."
"Ti conosco abbastanza per dirti che quello che state passando può essere risolto nel migliore dei modi. Vi ho visto risolvere problemi maggiori. Non siamo più a quando... beh, lo sai, non c'è bisogno che lo dica. Prova a guardare la cosa in una diversa prospettiva."
Javier era un buon supporto e nel suo limite sapeva dare buoni consigli.
Ma lei sapeva che non aveva indovinato a cosa veramente le passava nella mente.
Non era Richard la sua preoccupazione.
Tornando a casa Kate, trovò Castle seduto sullo sgabello della cucina.
Non la salutò. Lei avvicinandosi vide l'espressione di suo marito persa nel vuoto. Indossava una maglietta nera e i pantaloncini blu scuro corti.
I suoi occhi delineavano una forte stanchezza, ma non erano rossi.
Gli dette un bacio sulla guancia.
"Hai mangiato?"
Disse dolcemente. Lui non alzò lo sguardo.
"Hanno mangiato Malcolm e Jo?"
Lui annuì. Quindi si mise a preparare da mangiare per loro due.
Il silenzio regnava.
Lui avrebbe voluto dire mille cose ma non sapeva come. Lei voleva dormirci sopra invece.
"Scusa se me sono andato senza avvertirti"
"Non importa tesoro."
Lei gli dette un sorriso forzato e stanco ma lui non la guardò.
"Che situazione imbarazzante..."
Ancora silenzio. Kate dopo svariati minuti poggiò sul bancone i due piatti e iniziarono a mangiare.
Non era la prima volta che lo vedeva così, nella maggior parte dei casi bisognava solo assecondarlo. Adesso aveva bisogno di recuperare un po' di energia calorica.
Era sempre così quando si trattava dei figli.
Una volta quando Malcolm aveva sei anni, degli amici poco più grandi davano fastidio in maniera esagerata, suo figlio non gli disse mai niente però. Trovandosi un giorno per caso in mezzo, riuscì a comportarsi in maniera civile dando sfogo con gli occhi che era pienamente iroso, finendo a litigare con i genitori. Solo l'intervento di Alexis evitò le sue possibili scenate.
Si chiuse come un riccio per due giorni.
Quando si calmava poi, ogni volta si concludeva con un abbraccio con la sua Kate. Una volta rimasero abbracciati per quasi una mezz'ora. Succedeva così ovunque, compreso il distretto.
Finito di mangiare Kate lei si alzò portando via i piatti. Gli diede un lieve bacio sulle labbra.
In quel momento Richard si accorse dei suoi occhi rossi e tristi.
Si alzò dalla sedia e le andò incontro. Con il suo silenzio insistette di lavare i piatti.
Kate si poggiò con la schiena contro il mobile, guardando ogni tanto il salone e lui, perso nelle bolle di sapone che gli ricoprivano le mani.
"E' stata una giornata difficile per tutti e due." Disse a bassa voce guardandolo.
Lui si fermò e la guardò.
Quello sguardo penetrante le fece sussultare il cuore.
Tolse le mani dall'acqua, si avvicinò graduale al suo volto.
Un bacio.
Poi le mani sui fianchi.
Non le importava di essersi bagnata i vestiti.
Le labbra di Richard finirono sul collo. Erano baci delicati, a fior di pelle.
La testa di Kate si voltò in alto, aprendo gli occhi quasi le veniva da piangere.
Quei baci diventavano sempre più passionali.
Era Richard a tenere le redini.
La mano dello scrittore si poggiò sulla sua schiena mordiba tirandola a sé.
Si fermarono.
Richard prendendole una mano la trascinò dietro con se su per le scale.
Quando entrarono nella loro camera Richard si avvinghiò a lei con morbosità, ma allo stesso tempo con molta delicatezza. Dandole il modo di non reagire male fisicamente.
Kate si lasciava trascinare dalla danza. Faceva tutto lui.
Lui si toglieva i vestiti, sempre lui la svestiva. Gli occhi della donna erano persi nello studiare quelli blu dello scrittore, che non la guardavano.
Non era come le altre volte, che lei acconsentiva nel venir domata. Questa volta non ne aveva la forza. Anche se non se lo ammetteva, pensava che anche a lei in fin dei conti ne avesse bisogno.
Richard era perso nel suo corpo. Kate non riusciva a chiudere gli occhi.
Lei voleva solo guardarlo negli occhi, voleva perdersi nel suo blu. Ma per tutta la notte non ci riuscì.
Kate gemeva sotto la sua pressione. Anche Richard gemeva, ma quasi silenziosamente. Quando i loro versi si fondevano Kate si sentiva cullata.
Era mattina. Richard dormiva come un angelo sopra il corpo di Kate. La testa poggiava sulla clavicola della donna.
Lei sospirava mentre passava la sua mano che accarezzava i capelli dello scrittore.
Dopo qualche minuto Richard cambiò posizione mettendosi a lato di Kate e rivolto verso di lei aprì gli occhi delicatamente. Erano stanchi.
Kate voltò il suo sguardo incrociandolo finalmente.
Richard prese la sua mano e portandola sul cuscino iniziò ad accarezzargliela, sentendo quella morbidezza che lo faceva impazzire.
Kate voleva parlare. Trovando la forza iniziò sottovoce.
"Johanna si è infatuata di... lui."
Richard non rispose.
"Lo conosciamo il suo sguardo. E sai che darà lotta finchè non avrà fatto quello che vuole. È proprio tua figlia Castle."
Richard sorrise ma si spense subito. Parlò lui, sottovoce.
"Demming è un bell'uomo. In fondo la capisco. È che... chiamami pure egoista... ma non sopporterei di veder perdere la testa di Johanna. Purtroppo è uno scheletro che pensavo non mi desse fastidio più. Invece..."
"Sssssh, Castle. Ssssssh. Forse le serve di imparare a vedere i propri sbagli quando sono più grossi dei suoi pensieri. In quel caso noi non serviremmo."
"Dobbiamo, come sempre, solo fermarla quando vediamo che da di matto più del solito."
"Come nella sala autopsia..."
Risero fievolemente entrambi. Si sentirono smorzare la tensione e scioglersi entrambi.
"Non permetterò che qualcuno mi porti via le due donne più importanti della mia vita..." Kate aveva capito a cosa alludeva.
"Se davvero nostra figlia ha la tua estrosità e la mia intelligenza, non si farà mettere i piedi in testa da nessuno... compresa me."
"Estrosità?"
"Creatività?"
"Brillantezza!"
"Mhf."
"Sensualità?"
"La caffettiera sa essere più sensuale di te."
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Nota dell'autore: parola a voi!