Buona serata a tutti! Ecco l'11 capitolo!
Buona lettura!
Stefy
11.
“QUI RYAN! PENSO CHE ABBIANO FATTO ESPLODERE DELLE BOMBE!!!”
- Lo so! -
“QUI ESPOSITO! USCITE CHE IL PALAZZO STA OSCILLANDO!!! ANCHE IL PALAZZO VICINO STA OSCILLANDO!!”
- Ricevuto! Portiamo fuori la bambina!!! -
Ryan era dentro il palazzo limitrofo a Beckett, a sinistra, con degli swat a prendere i bambini trovati. Erano tutti in buona condizione ma alcuni erano spaventati a morte.
Esposito era fuori dai palazzi, era riuscito a catturare due delle cinque persone interessate che cercavano di fuggire.
I ragazzini però erano più irrequieti del solito e dei più intraprendenti sfuggirono dalle mani degli swat e di Ryan. Alcuni urlavano addirittura che ce ne erano degli altri nei piani alti.
“Siamo al palazzo vicino! Abbiamo sentito altre urla, ci sono altri bambini!” Disse Ryan ad alta voce alla trasmittente.
- Ryan! Noi ne abbiamo trovato solo una! Ma qui è tutto bloccato! -
“Cercate un passaggio per il palazzo che vi è più vicino di lato!”
Cercava di dire rassicurando la sua collega.
Era un complesso di tre palazzi attaccati, che si collegavano fra loro da delle porte di servizio. Facendolo sembrare dall'interno un unico blocco singolo.
Sotto vi erano i magazzini sotterranei, ma si poteva entrare da delle serrande esposte nella piazza. Che erano per di più chiuse.
Quello di Ryan era il primo palazzo coinvolto dall'esplosione.
Era sicuro che erano li le bombe. Fu una cosa totalmente inaspettata per tutti quanti.
L'onda d'urto si fece sentire nel palazzo vicino facendolo dondolare, di poco.
Poi altre tre esplosioni si susseguirono che coinvolgevano tutte e due le strutture e anche da qualche altro palazzo. Il rimbombo si identificava fin troppo bene.
“BECKETT!! HANNO FATTO ESPLODERE ALTRE BOMBE NEGLI ALTRI PALAZZI!!!”
Ma non ebbe nessuna risposta.
Fortunatamente Ryan era al primo piano, poteva benissimo scappare.
Però Esposito entrò di furia, ordinò ad alcuni di andare incontro nell'altro palazzo per andare ad aiutare Beckett. Indicando le scale di sicurezza.
Ad occhio quel palazzo era ridotto peggio del loro.
Ryan era contornato da urla ma si accorse di qualche altro urlo in lontananza. Uno o due bambini erano da qualche parte. Dannazione.
Chiamò a se Esposito con l'intento di correre a prenderli, volendo evitare di trovarli nei posti dove possono crollare le macerie.
Un'altra esplosione.
“Qui base! Ci sono due bambini al quarto piano!” Urlò Kevin.
- Ricevuto! - Rispose uno swat che era nel furgone.
Cercando con gli occhi Javier ma senza trovalo urlò che si stava dirigendo sopra.
Il palazzo vicino iniziava a crollare. I due detective potevano solo sentire i rumori forti e netti.
Vennero avvolti da una sensazione di malessere e di pelle'oca.
Javier sentiva i scricchiolii, era riuscito a prendere i due bambini. Vide Ryan andargli incontro.
Non se nerano accorti di essersi passati vicino, Javier era stato molto veloce con degli swat a salire che a scendere.
“Sei pazzo! Torna indietro!!! Via! Via!” Ordinò Esposito allo stremo.
Riuscirono ad andarsene in tempo. Ed uscire.
Il palazzo dov'erano loro crollo solo in parte lasciando una parte intatta.
“Ma dove sono?”
Disse Ryan stancamente guardando il palazzo limitrofo crollato.
Il palazzo vicino al loro era crollato su se stesso lasciando solo un piano integro, quello base, e a mala pena il primo. Quello dov'erano entrati invece stava pendente sull'altro e qualche piano alto era ridotto male, con qualche maceria qua e là.
Castle era ancora avvinghiato a Kate. Poteva ancora sentire il suo corpo scosso dal tremore, lei poteva dire che era teso come una corda di violino.
Aveva poggiato la fronte sulla sua.
<<d-dobbiamo andare Castle...>> Disse con voce esausta la donna.
Ma lui non le rispose e piano piano avvicinandosi con la testa la baciò.
Si staccò da lei quasi subito, ma lei non si mosse.
Subito, come attratto da una calamita, lui tornò a baciarla con più intensità.
Kate rispose passivamente. Ma rispose.
Castle poggiò una sua mano dietro la nuca di Kate e la portò a sé per sentirla più vicina.
Richard non pensava ma allo stesso modo sapeva di usare il suo momento.
Il suo bacio era diventato affamato e a Kate gli sfuggì un gemito.
Beckett era stanca, ma quello che stava succedendo le stava dando un po' di calore. Solo dopo il tremito della paura si vide il lei, scaricando tutta la tensione accumulata.
Ryan ed Esposito erano andati a cercarli separatamente, finchè fu proprio il mulatto a vederli da lontano nel palazzo giusto.
<<qui Esposito. Ritiro delle truppe. Sono salvi.>> A voce normale cercando di abbassarla.
Tornati al distretto nel secondo pomeriggio andarono a mangiare tutti al Remy.
Erano decisamente molto affamati.
Ridevano e scherzavano e si era unito loro anche Montgomery per ascoltare l'accaduto. Per dispiacere di Castle la cena a casa sua dovette saltare e per la sfortuna Ryan e Javier avevano perso l'occasione di umiliarlo ai giochi.
Passata una buona oretta ognuno di loro tornò ai suoi passi verso casa.
“Scusate gente ma ho da fare.”
Kate smorzò all'improvviso creando una ola di lamenti dei presenti.
Richard la osservò senza batter ciglio. Esposito a sua volta osservò Castle accanto a se.
Aveva avuto la sua occasione ma come di norma sembrava per entrambi che non fosse successo niente. Esposito gli dette una spallata invitandolo a seguirla. Non lo disse a parole ma lo sguardo improvviso negli occhi di Javier lo esplicitavano. Con sforzo così fu.
Fuori dal locale Castle la inseguì nel tratto fino alla macchina.
“Castle! Smettila di seguirmi! Ho un fidanzato... e mi sta aspettando! Ora vattene per favore!”
“Beckett mi deludi! Volevo solo il gentil'uomo e accompagnarti fino alla macchina...”
Lei non rispose, abbassò lo sguardo e aspettò che lui la raggiungesse.
Il silenzio regnava sovrano.
Lei ricordava esattamente cos'era successo in giornata ma cercava di tirar via quelle immagini. Che sbaglio pensò. Quando il bacio era finito lei andò via a passo spedito e lo evitò di guardarlo finchè tornarono al distretto.
Richard però stava peggio.
L'universo ce l'aveva con lui. Quella fiducia ritrovata pomeriggio era sparita. Era riuscito a far cadere un altro masso più pesante tra di loro, ed era di nuovo colpa sua.
“Dove vai di bello?” Chiese cercando di rallegrare il tempo e cercando conversazione.
“Non sono affari tuoi Castle.” Disse sorridendo.
“Se devi passare a casa almeno permettimi di accompagnarti...”
“No...”
“Insisto...”
“No!”
“Avanti! Non fare la acida!” Disse facendo gli occhioni dolci.
“Non faccio la acida Castle! ...E poi sono io che ho un appuntamento, non tu...”
Sorridendo lui annuì. Contemporaneamente nel guardarlo lei ebbe un sussulto.
Improvvisamente lui la abbracciò forte contro se, poggiando la sua testa sulla spalla di Kate e chiuse gli occhi.
Lei poteva sentire il suo respiro sulla sua pelle, era così caldo.
In quell'abbraccio riusciva ad interpretare la stanchezza della giornata e il pericolo che avevano corso. E l'affetto di una persona che avrebbe tentato l'impossibile pur di salvare delle vite umane. L'affetto di una persona molto protettiva.
Quando la testa di lui si staccò potè lei notare che i loro volti erano di nuovo a pochi centimetri.
Tirò una brezza fresca che mosse delle ciocche di capelli della detective muovendole davanti al volto. Richard con la stessa dolcezza che aveva spinto il vento sui capelli le tolse con la mano.
Un bacio.
Josh intanto era al Central Park e le sue chiamate squillavano a vuoto.
Sapeva che oggi lei aveva avuto un grande lavoro da fare. Gli mandò un sms con su scritto di dover sventare qualcosa di enormemente pericoloso e non avrebbe saputo quanto ci avrebbe messo. Promettendogli di avertirlo quando poteva. Ma era abbastanza tardi e la cosa lo preoccupava.
Il calore era così grande che i loro corpi erano uno solo e la loro pelle era ricoperta da un leggero strato di gocce di sudore.
Lui non pensava. Lei per la prima volta non pensava.
I gemiti si facevano sempre più forti dal ritmo che si faceva più incessante.
In tutti e due vi era assenza di preoccupazione.
Era diverso dalla altre volte. Lei si sentiva veramente innamorata, o per lo meno come si somprendeva stava provando un emozione mai provata.
Era diverso dalle altre volte. Lui sapeva di essere innamorato dal profondo.
Nessuno dei due si chiedeva, tra l'una e l'altro, cosa stessero facendo il quel momento.
Dentro di loro già sapevano la risposta. Sapevano la risposta anche quando si guardavano negli occhi.
In quel momento volevano solo essere quello che erano.