| Non per fare polemica...anzì, sì, facciamo polemica. Si avvicina l'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia, 150 anni per fare gli italiani e me ne sono bastati 3 per odiare l'appellativo di italiano. Pino Aprile, pugliese doc e giornalista che ha lavorato in tutta Italia, soprattutto a Milano, riunisce i fatti che nessuno a scuola si sognerebbe mai di raccontarci e di farci studiare, preferendo leggerci le balle dei valorosi Mille che salvarono un popolo oppresso dagli stranieri Borbone (che a corte parlavano napoletano, davvero stranieri, eh?) e a questi fatti documentati unisce i suoi sentimenti, le sue emozioni e la sua indignazione man mano che racconta e scopre sempre più aneddoti di quel valoroso esercito di carabinieri, bersaglieri e altri infami che fanno commuovere mia madre ogni 2 giugno. Io sono napoletano e per anni mi sono sentito pieno di vergogna ogni volta che andavo a trovare mio zio nella profonda padania, nel sentirlo parlare una lingua (quella bergamasca) che mi faceva arrossire per il mio accento partenopeo. E mi vergognavo quando mio zio mi portava al quagliodromo dai suoi amici, tutti leghisti, che mi guardavano quasi con pietà. E cosa scopro? Che gli austriaci quasi facevano l'elemosina ai lombardi, definiti incapaci di intraprendere economicamente perché inetti. E noi del sud? Ricchi. 150 anni d'Unità, e i leghisti vogliono la secessione. Per carità, Maroni cattura camorristi ogni giorno, e se non fosse per Zaia la pizza e la mozzarella sarebbero alla mercé dei vari produttori di parmesano e altra robaccia simile, ma sentirmi dire, ogni giorno, che il Nord si spreme per aiutare l'incapace Sud, beh, proprio non mi va giù. Questo libro, l'ultimo di un genere che si sta allargando in questi ultimi anni, racconta fatti. Non è un romanzo, non si possono trarre pareri personali. La storia vera è questa. Liberi di non crederci, di crederci e piangere come ho fatto stanotte o di crederci e fare spallucce, pensando che sono cose passate. Di certo io non sono italiano, ai mondiali non ho tifato Italia e sono fiero di essere un duosiciliano. Non dico che i lombardi, i piemontesi e tutti gli altri abitanti siano esseri inferiori, non esistono razze. Esiste l'ignoranza (in senso non dispregiativo) e la volontà di rifiutare la verità. Fine. Io consiglio questo libro a tutti, per una cultura personale, per capire un po' di più il Mezzogiorno, nome tanto caro all'intellighenzia del Nord di metà ottocento. Per me esiste solo il Regno delle Due Sicilie.
Nota: per chi non lo sapesse, la parola terrone la usarono i settentrionali per indicare gli immigrati del Sud, in particolare quelli provenienti dalla regione borbonica Terra del lavoro (attuale provincia di Caserta e basso Lazio, con Gaeta e Sora); in pratica, io dovrei chiamare quelli del Nord brianzoni o una cosa simile.
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