rafflesia, spero vi piaccia questa nuov fanfiction!! fatemi sapere.. :)

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bice:)
icon11  view post Posted on 10/5/2011, 15:05




Personaggi: Kate Beckett
Pairing:/
Rating: G/ verde
Genere: romantico, triste
Note:/
Disclaimer: I personaggi presenti nella storia non sono miei, appartengono agli aventi diritto, io li uso senza scopo di lucro e per puro divertimento.



LA NERA SIGNORA



Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Cesare Pavese





La luce si era spenta all’improvviso.
Avevo perso il contatto con l’ambiente che mi circondava.
La mia casa. La conoscevo alla perfezione, ma quell’oscurità improvvisa mi aveva lasciata completamente disorientata.
Sentivo il mio respiro che minuto dopo minuto era diventato veloce e affannato e ogni mio tentativo di controllarlo era semplicemente inutile.
Sudore freddo iniziava a scendere sulla mia fronte, ma mi sentivo impotente, dannatamente incapace di compiere qualsiasi movimento.
Non ero sola, questo lo percepivo benissimo.
Il rumore sordo di un vaso che cadeva mi fece voltare bruscamente.
Da dove veniva?
E soprattutto chi era?
Il cuore batteva ad un ritmo troppo veloce, mentre sentivo scorrere nelle mie vene solo la danza feroce e inarrestabile della paura. Paura folle.
Ho sempre immaginato la mia morte come un momento in cui avrei abbandonato le mie angosce e le mie gioie, ma nei miei pensieri sembrava qualcosa di etereo, di piacevole forse, di liberatorio.
Ora invece mi sentivo in trappola, in cui ogni singolo pezzo della mia vita sembrava passarmi davanti, senza poterlo fermare.
Mi sentivo spettatrice di quello spettacolo angosciante.
Lui era sempre più vicino e in quel momento sperai che si avvicinasse immediatamente e che facesse tutto in fretta.
Purtroppo però, quando sentii due mani fredde appoggiarsi poco delicatamente alle mie spalle, quel desiderio di un finale veloce svanì, cercando inevitabilemente una via di fuga per me o semplicemente per la mia mente.
Ormai le mie pupille si erano abituate all’oscurità e iniziai di nuovo a distingere le forme appena accennate del mondo che avevo intorno e della persona che avevo davanti.
Non potei evitarlo.
Lacrime salate iniziarono a scendere sul mio volto, finchè le dita di quell’uomo ne fermarono una proprio sulla guancia.
Si avvicinò a me. Ne sentii l’odore che mi avvolse velocemente.
..: mi dispiace. Perdonami se puoi.
Ancora una lacrima e poi solo dolore. Dolore sordo.
La fredda lama che prima si era poggiata sul mio fianco, ora bruciava sulla mia gola.
Sono un medico. So qual è il processo della morte, ma viverlo su di me aveva tutto un altro effetto.
Il mio respiro si fece ancora più veloce e singhiozzante, fino all’ultimo quasi disperato tentativo di prendere aria.
Un freddo terrificante mi intorpidì le membra velocemente, troppo velocemente.
Sapevo di morire.
In quei pochi istanti ho solo pensato a ciò che ho lasciato.
A chi ho lasciato.
Mi sentii disperatamente sola e terrorizzata.
Meritavo questa morte?
Bè non lo so, infondo non siamo noi a decidere.
Un Dio, il fato o cosa?
Non importa.
La mia natura da medico, scettica verso qualunque forma di religione, mi impedì di pregare, ma sperai che, se veramente esisteva qualcosa di più grande, avesse pietà della mia anima e di quella dell’uomo che, ancora vicino a me, piangeva disperatamente.


Un telefono squillava prepotentemente e una donna ancora assonnata allungò il suo braccio verso quel suono assordante.
B: Beckett.
E: c’è stato un omicidio.
B: arrivo subito.
 
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ely*83
view post Posted on 10/5/2011, 15:23




come primo capitolo sembra promettente, bello il punto di vista della vittima mi è piaciuto l'idea :)

brava bice, continua così :) attendo l'aggiornamento!!
 
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lady nikki
view post Posted on 10/5/2011, 17:41




l'inizio mi piace...aspetto di vedere come si evolve la storia!!
 
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evidence
view post Posted on 10/5/2011, 21:57




L'inizio piace molto anche a me, è davvero interessante. Ma è Lanie che muore??? :sad: Aspetto il seguito, sono curiosa.
 
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AriannaWkingdomhearts
view post Posted on 11/5/2011, 13:37




Si anchio ho avuto questo brutto presentimento..sperimo che non sia Lanie :( Continua presto e brava bice :P
 
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avry93
view post Posted on 11/5/2011, 15:40




L'ho letta ieri ma non ho avuto neanche la forza di formulare un commento quindi rimedio oggi :)

Quest'inizio è bellissimo. Mi ha proprio lasciata con la voglia di sapere come continua.
Tra l'altro adoro come hai reso bene il punto di vista della vittima.
Mi sentivo con un coltello in gola e non è stata una sensazione piacevole (xD) ma era quella giusta ;)
Continua presto!
 
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KateBeckett
view post Posted on 11/5/2011, 15:57




Per me è Lanie....ma nn voglio essere pessimista!
Comunque bell'inizio, continua presto che sono curiosa!
 
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bice:)
view post Posted on 13/5/2011, 13:58




sono contenta che vi sia piaciuta!!!! :D
ecco un nuovo capitolo...
fatemi sapere, un bacione.. :D


2- come pioggia d’estate



[..] Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi.
È la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male.
Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serenità e in silenzio.
Poiché la sua mano, benché pesante e rude, è retta dalla tenera mano dell'Invisibile,
E la coppa che vi porge, nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.
Kahlil Gibran




Castle si aggirava attorno alla scrivania ancora vuota di Beckett.
Erano rare le volte in cui godeva di questo privilegio.
La donna infatti lo aveva sempre preceduto, ma non quella mattina, non quella settimana.
La detective era ultimamente spesso in ritardo, con occhiaie coperte non troppo bene, ma con un’espressione di leggerezza e tranquillità che lo inquietava.
Conosceva quel genere di espressioni, le aveva viste sul suo viso allo specchio, dopo notti particolarmenti divertenti.
Che la bella detective Beckett si fosse fidanzata?
No, era improbabile. O forse, più semplicemente, voleva che fosse impossibile.
Lui era il suo compagno, no?
Ovviamente era solo un compagno di lavoro, ma finora aveva sempre creduto di essere anche qualcosa di più.
Certamente non l’uomo con cui condivideva la sua vita, ma almeno un buon amico, uno con cui Beckett si era sempre confidata.
Il pensiero della sua musa insieme ad un altro uomo lo faceva sentire a disagio, lo faceva sentire come un assolo di pianoforte che gridava incessantemente il suo bisogno di quel melodioso quartetto d’archi.
Si sentiva nervoso, ma doveva mantenere la sua maschera da giullare di corte.
Vide in quel momento Beckett che varcava velocemente le porte dell’ascensore.
C: buongiorno detective! Abbiamo fatto le ore piccole anche stanotte non è vero?
Lo disse con un’aria scherzosa, ma dentro di se una voce gridava irrequieta.
B: buongiorno Castle!
La detective sorrise ambiguamente, evitando volontariamente di rispondere alla provocazione di Castle.
Quell’uomo era una sorpresa continua.
Era un bambino, un’irresponsabile e molto spesso anche odioso, ma era dotato di uno spirito di osservazione molto spiccato, soprattutto quando si parlava di lei.
La donna aveva da sempre notato il suo sguardo che la faceva sentire spoglia, priva della sua barriera che aveva eretto molto tempo fa.
Ma lei voleva essere privata di quella protezione?
Ecco la verità.
No.
Lei non voleva che qualcuno avesse la chiave per ferirla di nuovo, lei non voleva essere capita del tutto.
Per paura, codardia, spirito di conservazione?
Forse un po’ tutto, ma si accontentava di ciò che le veniva offerto senza rischi, senza dubbi, senza domande.
Castle invece rappresentava tutto il contrario.
Lui era il dubbio, era l’emozione senza freno, era quello che per lei poteva essere definito “off-limit”.
Eppure le attenzioni di quell’uomo l’avevano sempre fatta sentire viva, l’avevano fatta sentire speciale, indispensabile per qualcuno.
Beckett decise però di mettere fine a quel flusso di pensieri che la stava tormentando e si preparò per il nuovo caso.
B: Castle, invece di impicciarti della mia vita privata, vediamo di muoverci.
C: agli ordini capo.
Beckett sorrise e scosse la testa.

Il viaggio era più lungo del solito e il silenzio che imperverzava nell’auto non era d’aiuto.
Castle sembrava essersi ammutolito, mentre la detective si sentiva stranamente a disagio per il comportamente dell’uomo.
B: Castle si può sapere che cos’hai? Inizi a spaventarmi.
Castle la osservò per un momento.
C: ma come? Prima ti lamenti che parlo troppo o ora ti lamenti perché parlo troppo poco? Credo che nelle tua testa ci sia un po’ di confusione.
E non sapeva quanta.
B: non hai mezze misure vero?
C: ok, l’hai voluto tu.
Beckett lo guardò di sfuggita, sorridendo per la ritrovata parlantina di Castle.
B: me ne pentirò, non è vero?
C: probabile.
Lo scrittore rise, ma una domanda lo torturava.
C: senti, posso farti una domanda?
Lo scrittore aveva fissato i suoi occhi su di lei e non sembravano voler cambiare soggetto.
B: lo sapevo.
La donna sospirò, ma alla fine annuì.
C: stai con qualcuno, vero?
Beckett si sentì gelare.
E ora?
Cosa doveva rispondere?
“ si Castle, sto con un giovane medico. Si chiama Josh”
Si, forse avrebbe dovuto rispondere così. Cosa c’era di male infondo?
Niente. Assolutamente niente.
E allora perché si sentiva così colpevole? Perché non voleva dire a Castle della sua storia?
B: Castle, non sono affari tuoi.
Questo era il risultato. Avrebbe voluto gridargli in faccia la verità, ma non c’era riuscita.
Castle abbassò gli occhi, sentendosi solo deluso, amareggiato e illuso.
Il non rispondere significava solo una cosa: si, stava con qualcun altro, ma stavolta l’aveva tenuto fuori dai giochi, fuori dalla sua vita, sotto qualunque profilo possibile.
Come collega, come amico e soprattutto come uomo.
C: scusami, hai ragione. Sono sempre il solito impiccione.
La donna parcheggiò, ma prima che potesse muoversi, Castle la prese delicatamente per il polso.
La detective sgranò gli occhi per la sorpresa.
Sapeva cosa sarebbe successo, ma non fece nulla per impedirlo.
Castle si avvicinò velocemente e la baciò, senza sapere il perché di quel gesto. Folle, sicuramente folle.
Il calore delle sue labbra era qualcosa di totalmente sconosciuto per Beckett.
Il suo sapore era diverso da qualsiasi altro, ma indimenticabile purtroppo.
E il suo profumo le ricordava qualcosa di familiare.
Si stava sciogliendo nel suo abbraccio, ma lei non voleva e non poteva.
Una mano, una mano piccola, delicata e al tempo stesso terribile.
Beckett la posò decisa sul petto di Castle, allontanandolo senza troppa gentilezza.
B: Castle, ma che diavolo fai?
Era infuriata, perché si sentiva scoperta, perché era vulnerabile e dannatamente stordita da quel turbinio di sensazioni che l’avevano avvolta.
C: io.. scusami, non avrei dovuto.
Lo scrittore, leggendo negli occhi della donna solo rabbia, rabbia bruciante, si sentì spezzato e ancora una volta stupido per aver rovinato anche l’ultimo briciolo di rapporto che era rimasto tra loro.
B: già, per una volta hai ragione. Non avresti dovuto Castle. Vuoi sapere la verità? Si, sto con Josh, ma questo non ti deve interessare e vedi di ricordartelo per quando ti verrà un’altra brillante idea come questa. Io non ti voglio e non voglio che tu ti impicci della mia vita.
Lo guardò, ma si sentì morire.
Gli occhi di Castle erano sconvolti, mortificati e tristi.
Una tristezza profonda.
L’aveva ferito.
Quando aveva pronunciato quelle parole, con quella cattiveria, l’aveva fatto per ferirlo, ma non si aspettava di avere quell’effetto su di lui.
C: hai ragione, ti prego perdonami. Sono un cretino. Fai finta che non sia mai successo, ok?
Castle le rivolse un sorriso, ma non uno dei suoi, era un sorriso spento, vuoto, finto fino all’ultimo.
L’uomo evitò lo sguardo della detective, aprì lo sportello e uscì.
La detective sospirò, chiedendosi perché doveva essere tutto così difficile.
 
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tatabond93
view post Posted on 13/5/2011, 14:19




Bellissimo!!!!
Cattiva Kate...non trattare male il povero Castle e soprattutto molla Josh!!!!
aspetto con ansia il seguito...complimenti!
 
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avry93
view post Posted on 13/5/2011, 14:39




Povero Castle.
E anche povera Beckett. Possibile che non riesca a eliminare 'sta barriera che le crea così tanti problemi?!

CITAZIONE
La detective sospirò, chiedendosi perché doveva essere tutto così difficile.

Più o meno la stessa reazione e la stessa domanda che ho fatto io quando lei l'ha respinto!

CITAZIONE
Quando aveva pronunciato quelle parole, con quella cattiveria, l’aveva fatto per ferirlo, ma non si aspettava di avere quell’effetto su di lui.

:ç_ç:

Aspetto il prossimo capitolo :happy:
 
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ely*83
view post Posted on 13/5/2011, 16:15




brava bice, ma povero rick :ç_ç: :ç_ç: :ç_ç: :ç_ç: ammazza oh, kate qua è stronza forte eh

continua dai, voglio sapere come va a finire XD
 
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AriannaWkingdomhearts
view post Posted on 13/5/2011, 19:51




Cavolo Kate! ma povero Rick :ç_ç: Non devi trattarlo così..Voglio vedere se Josh gli fà provare le stesse cose quando la bacia! U_U lo capirà prima o poi Kate...speriamo...continua presto e brava, bice! :D
 
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evidence
view post Posted on 13/5/2011, 20:38




Ma povero Castle... vabbè che è impiccione, però è troppo dolce, non merita di essere trattato così...
Brava bice, mi piace molto anche questo capitolo!
 
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bice:)
view post Posted on 15/5/2011, 13:02




ecco un nuovo capitolo!!! :D
fatemi sapere..

3- bianco o nero


Convinzioni strappate al caso
spazzano via decisioni avventate
ai piedi di laconiche incertezze.
[..]La logica è ordinaria follia:
l’eresia della ragione
che uccide in un abbraccio l’illusione,
tenendoci ancorati al presente
senza catene.[..]
Gaspare Serra



Non aveva mai lasciato la macchina di Beckett con così tanto fretta, ma in quel momento, quell’abitacolo era soffocante.
Si fermò davanti alla casa della vittima e ben presto fu raggiunto dalla detective.
Beckett si sentiva in imbarazzo, le sue guance erano diventate rosso fuoco e la gola era asciutta.
Si era cacciata in gran pasticcio.
Castle l’aveva osservata solo di sfuggita, ben attento a non incontrare lo sguardo della donna.
Lo scrittore fece un sospiro e silenziosamente varcò la porta già spalancata.
Insieme alla detective, si avvicinò a Lanie che, con un solo sguardo, capì la tensione che regnava tra i due.
L: buongiorno piccioncini.
Adorava provocarli, perché dalla loro reazione riusciva a cogliere ogni sfumatura del loro umore.
Castle si limitò ad abbassare lo sguardo, ma rimase in silenzio.
Lo sguardo di Beckett invece divenne glaciale e le sue guance ancor più rosse, se possibile.
B: Lanie, non è proprio giornata.
La sua voce era diventata stridula, mentre lasciò scivolare il suo sguardo in un’occhiata fugace all’uomo accanto a lei, che manteneva i suoi occhi ostinatamente puntati su tutto ciò che non fosse il volto della detective.
Lanie li osservò con curiosità, ma preferì tornare sul discorso in un altro momento.
L: ok ok, scusa.
La dottoressa iniziò ad illustrare le prime impressioni sul caso, ma per Castle erano solo un suono distante, ovattato, che fungeva da semplice sottofondo.
Forse per il suo stato d’animo, lo scrittore si fece rapire dalla vista di quella casa.
Le mura erano quasi arancio e tutto aveva un’aria estiva.
Su una delle pareti, era appesa una copia di un quadro di Van Gogh di cui ora non ricordava il nome.
Senza spiegarsi il motivo, iniziò ad immaginare la dottoressa Nolan in giro per casa, avvolta in un’atmosfera di tranquillità, mentre passeggiava dal divano alla cucina, in cerca di qualcosa da sgranocchiare.
E poi, tornò alla realtà.
Non era più quella casa piacevolmente silenziosa, ma era un luogo brulicante di poliziotti che, famelici rovistavano in ogni angolo, distruggendo le ultime tracce della dottoressa Nolan in quella casa.
Sentì una morsa stringersi allo stomaco, chiedendosi se veramente, una volta morti, la nostra esistenza si disperdesse così velocemente.
La voce di Lanie lo risvegliò e solo in quel momento guardò negli occhi la donna.
L: oh, Castle sei di nuovo tra noi? Qui abbiamo finito. Potete andare.
Castle lo osservò un po’ perso e sorrise stancamente.
C: io vorrei andare a casa, così potrò finire gli ultimi capitoli per stasera. È un problema?
Beckett era a dir poco sorpresa, ma non potè fare altro che capirlo.
B: va bene, non preoccuparti.
Castle la osservò appena, ma distolse immediatamente lo sguardo.
C: ok, grazie. Arrivederci.
Beckett lo vide volgere le spalle, ma una forza dentro di lei, la portò a fermarlo.
B: ehy Castle, ci vediamo domani.
Quella di Beckett non era una domanda, ma una semplice costatazione, fatta soprattutto per rassicurare e convincere se stessa.
Castle innalzò un’angolo delle sue labbra e annuì.
Non aggiunse altro e se ne andò, triste come forse non lo era mai stato.
Lanie aveva osservato tutto e capì che qualcosa e qualcosa di importante era successo tra quei due.
La dottoressa si avvicinò a Beckett e, poggiandogli una mano sulla spalla, la fece voltare.
L: che avete combinato?
Beckett si lasciò andare ad un sospiro e, facendosi accompagnare da Lanie in un parco poco lontano da lì, iniziò a raccontare cosa aveva sconvolto il suo rapporto con Castle.

B: ecco tutto. Soddisfatta adesso?
Lanie prese un’altra sorsata del suo frappuccino e guardò l’amica.
L: io si, ma tu? Non mi sembri molto felice.
Beckett sentì rabbia, ancora rabbia crescergli in petto.
B: perché non dovrei essere contenta? Sto con un ragazzo fantastico e sono felice. Punto, ecco quello che conta. Io non voglio Castle. Mi sono stufata dei suoi giochetti.
L: l’importante è che tu ne sia convinta, perché questa volta, se tu non l’avessi capito, hai fatto la scelta definitiva. Non si torna indietro. Quindi riflettici bene. Ho visto il nostro scrittore in molte versioni, ma mai con quella faccia. Kate, pensa a ciò che fai. Lui non ti aspetterà tutta la vita, quindi, pensa a ciò che hai e pensa a ciò che perdi? Vale la pena?
Beckett abbassò lo sguardo e sfoderò la sua voce più convinta.
B: ci ho già pensato. Ho fatto la mia scelta e sono convinta di ciò che ho deciso.
L: l’importante è che tu sia sincera con te stessa, dolcezza.

Il giorno seguente non si fece attendere molto.
Castle, seppur ancora molto ferito, si impose di mantenere il suo solito sorriso.
Lui era una persona gioiale e non avrebbe permesso neanche a lei di cambiare ciò che era.
Nel distretto, la vita sembrava essere un mondo a sé stante, dove tutto scorreva più velocemente, agenti di corsa, squilli di telefoni, scrivanie strabboccanti e detective indaffarati.
Era il mondo di sempre, ma qualcosa sarebbe stato diverso e lui lo sapeva benissimo.
Trovò Beckett nella sua solita posizione: davanti alla lavagna, con un’espressione corrucciata e dannatamente intrigante.
Lo scrittore si maledisse per quel pensiero, ma gli fu inevitabile provare una fitta di gelosia per Josh che aveva potuto tenerla fra le braccia, respirare il suo profumo e assaggiare le sue labbra.
Si diede dello sciocco e, tentando di sfoggiare un sorriso, si avvicinò alla detective.
C: buongiorno Beckett.
La detective sobbalzò, avendo quasi paura di trovare ancora una volta il suo volto abbattuto.
B: ehy, buongiorno.
Era come se non fosse successo niente.
L’unica cosa che avrebbe potuto insospettire era quell’espressione palesemente finta che Castle si ostentava di mostrare.
Beckett fece finta di non vedere e provò a distogliere i suoi pensieri da Castle.
C: cosa abbiamo?
B: allora, la dottoressa Nolan si era trasferita qui in città solo da poco tempo. Stava lavorando ad uno tra i più prestigiosi ospedali di New York per un progetto di ricerca.
C: non sappiamo nient’altro?
B: no, purtroppo non abbiamo molto. Che ne dici? Ci facciamo un giro al Jefferson?
C: non che la gita in ospedale mi ecciti più di tanto, ma in fondo perché no?
La detective sorrise e velocemente si diressero alla macchina.

Gli ospedali avevano sempre avuto una strano effetto per Castle.
Erano luoghi troppo spogli, troppo freddi e decisamente poco accoglienti.
C: ricordami perché siamo qui. Odio gli ospedali.
Castle fece una faccia schifata, Beckett lo osservò e inevitabilmente sorrise.
C: ehy, che c’è?
B: sembri veramente un bambino.
C: ma-..
E poi l’inaspettato.
Il più terribile degli inaspettati.
J: Kate, ma che ci fai qui?
Josh fece il suo ingresso, sfoderando un sorriso luminoso.
Dire che Beckett rimase di sasso, sarebbe forse riduttivo.
Al suono della voce di Josh si era immobilizzata sul posto, con un’espressione completamente spiazzata.
Era rimasta imbamboltata, non sapeva cosa dire, né, tanto meno, cosa fare.
B: Josh! Sono qui per lavoro. Ma tu? Che ci fai qui?
J: mi hanno chiesto un consulto. Già che sei qui, che ne dici di fare colazione insieme?
Dicendo questo, il ragazzo si avvicinò prendendo la mano di Beckett.
Castle, già stordito da quell’arrivo così improvviso, sentì rompere, lentamente, un pezzo dopo l’altro.
B: no, io.. non credo, sono in servizio.
Nel dire queste parole, la donna continuava a guardare Castle.
Lo scrittore fece appena in tempo a tirare le labbra in quello che doveva essere un accenno di sorriso.
C: Beckett, non ti preoccupare. Una pausa non farà male. Vai..
Beckett sgranò gli occhi, colpita dal tono di voce sommesso di Castle.
B: sei sicuro? E tu?
J: vieni con noi.
Castle scosse la testa.
Era ora di salvare se stesso.
C: grazie, ti ringrazio molto, ma per stavolta vi lascio fare colazione in pace. Io.. mi vado a fare un giro. Vedo se riesco a trovare la collega della dott.ssa Nolan, questa dott.ssa Harrison.
J: perfetto. Allora grazie.
C: tranquillo.
I due si allontanarono, ma Beckett si voltò per un momento.
Castle sospirò e abbassò lo sguardo.
Ognuno per la sua strada.
Come lei aveva voluto.
 
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tatabond93
view post Posted on 15/5/2011, 13:47




Oddio...nooooo!!!
Kate che stai facendo...cucciolo Castle!!!!!!
Non puoi abbandonarlo così....svegliati.
Capitolo bellissimo...aspetto con asia il seguito!:
Compliemnti...alla prossima.
Bacioni!!!!
 
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53 replies since 10/5/2011, 15:05   721 views
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